Molti articoli, trattati sociologici e risultati di studi scientifici sono stati scritti negli ultimi anni sulla questione degli adolescenti e il loro rapporto con i social media e whatsapp, articoli che sicuramente sono molto più autorevoli di quello che mi accingo a scrivere.

Da parte mia credo che la via di mezzo sia quella giusta poiché le nuove tecnologie, social media e Whatsapp in testa abbiano sicuramente rivoluzionato il mondo delle comunicazioni diminuendo le distanze fra luoghi fisicamente lontani ed abbiano dato la possibilità a tutti di comunicare in un modo diverso e più diretto e sono proprio questi aspetti che fanno diventare questi nuovi mezzi di comunicazione un'arma a doppio taglio.
Una storia un po' malata, una storia tutta virtuale
In questa storia ci sono un gruppo di ragazzi che va dai quattordici ai diciassette anni:
c'è Sabrina, la nostra protagonista che abita a Novara, Cristina che come Sabrina abita a Novara, Raoul di Milano ed infine Maria e Caterina di Bari.
Cristina è una compagna di scuola di Sabrina entrambe frequentano la prima superiore e come tutte le ragazzine di oggi sono perennemente in connessione con il loro mondo attraverso Whatsapp.
Un giorno Cristina decide di mettere in contatto la sua amica Sabrina con il proprio cugino Raoul, attraverso un gruppo creato da lei stessa, Raoul è un bel ragazzo di diciassette anni che tre anni prima ha conosciuto Maria mentre era in vacanza in Puglia e si è "fidanzato" con lei.
Maria, come la sua amica Caterina, ha sedici anni ed è una ragazzina simpatica e cordiale, Raoul inserisce anche Maria nel gruppo di Whatsapp, successivamente Maria inserisce Caterina.
Fin qui tutto fila liscio e tutto sommato lo scambio di opinioni, di esperienze tra ragazzi che abitano in luoghi così lontani fisicamente tra loro è un arricchimento, una sorta di evoluzione dei cari, vecchi "amici di penna".
I ragazzi iniziano questa loro relazione di amicizia virtuale, si scrivono ogni giorno, più volte al giorno, questo forse fa si che effettivamente il loro rapporto diventi un po' morboso, ma è un rapporto positivo che arricchisce in qualche modo ognuno di loro.
Questo fino a quando, dopo qualche mese, Raoul si prende una bella cotta per Sabrina e decide di lasciare Maria, ovviamente tutto questo accade nel mondo virtuale di Whatsapp, Instagram e Facebook.
Così Raoul lascia la sua fidanzatina Maria, ovviamente con un bel messaggino, cosa che ritengo veramente di cattivo gusto.
Maria, il mattino successivo, invia a Sabrina un messaggio con scritto: "Ti odio!", un gesto di rabbia che può essere del tutto giustificato dal fatto di essere stata scaricata dal suo grande ed eterno amore.
La sera Sabrina riceve dal numero di Maria un messaggio in cui la madre l'avvisava che Maria si era suicidata, creando in Sabrina non solo un grande dolore ma anche un grande senso di colpa e di responsabilità.
Caterina nel frattempo si premura di rafforzare questa tesi scrivendo a Sabrina che ha sentito la mamma di Maria che è ovviamente disperata.
Non si sa ancora se sia solo un'aberrante, macabro e meschino "scherzo" per far del male a Sabrina o se effettivamente Maria abbia compiuto il terribile gesto, certo è che in tutti i casi, da qualunque lato si guardi la vicenda questo è uno di quei esempi in cui i Whatsapp diviene un'arma micidiale capace di annientare un adolescente.
Questo sia nel caso in cui fosse una pura invenzione di una mente offuscata dall'irrazionale dolore di un'adolescente, sia nel caso in cui il fatto fosse reale, non solo per il terribile gesto che una relazione virtuale avrebbe portato una ragazzina a togliersi la vita, ma in questo caso anche da parte di un adulto che decide d'informare un'adolescente poco più che bambina del tragico evento attraverso un messaggino, il che è ancor più disarmante ed avvilente, non solo per la perdita di una vita ma per la mancanza di ogni capacità di gestire le proprie emozioni anche da parte di una figura adulta.
Ho scritto questo articolo non contro i social media o Whatsapp, che sono alcuni dei miei ottimi compagni di lavoro, ma bensì per ragionare su quanto un utilizzo inappropriato se non scellerato di queste nuove tecnologie possa far diventare un valido strumento di comunicazione che apre le porte al mondo, una terribile trappola, soprattutto se un adolescente si trova da solo ad affrontare alcune questioni di difficoltà emotiva più o meno gravi.
In conclusione credo che ogni adulto che viva a fianco di un adolescente dovrebbe approfondire con lui o lei un dialogo, non servono a nulla le disquisizioni sull'utilizzo del telefonino o di internet salendo in cattedra e ponendo la questione dal basso verso l'alto, ma bensì un continuo dialogo con i ragazzi che porti ad un reale confronto con loro e che possa servire all'adulto a monitorare costantemente la situazione, cercando di rammentarsi sempre cosa soleva dire avere quattordici anni, quando quella era la nostra età.
Voi cosa ne pensate? Avete mai avuto una storia analoga a quella di Sabrina e degli altri ragazzi coinvolti? Qual'è il vostro rapporto con Whatsapp ed il mondo dei social? Ditemi la vostra.
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